
Scopri quanto è vulnerabile la tua azienda con la teoria del Cigno Nero
Autore: Luciana Castellini
Per “cigno nero” si intende quell’evento di portata catastrofica ed imprevisto, che si verifica senza apparenti indizi, rompendo la regolarità degli eventi. Si è teorizzato molto sul perché avvengano queste “rotture” dell’andamento lineare dei processi (principio di causa-effetto), ma sistematicamente ci accorgiamo di questi fenomeni solo quando sono avvenuti. Per non trovarci indifesi di fronte all’imprevisto, occorre instaurare un approccio mentale nuovo, applicabile a tutti i campi, dai mercati finanziari alla vita di ogni giorno.
Come ricorda Nassim Nicholas Taleb, formatosi come trader finanziario e conosciuto dal pubblico come saggista e filosofo, “Tutti sanno che è necessaria la prevenzione della cura, ma pochi premiano gli atti di prevenzione”. Se lo dice un personaggio particolarmente avvezzo come lui alle dinamiche del mondo finanziario dove dovrebbe fondarsi la cultura del rischio, forse è il caso di fare qualche riflessione.
Come applicare la teoria del Cigno Nero: il concetto di “anticonoscenza”
La tendenza umana è quella di spiegare quello che ci accade o ci circonda, facendo associazioni con esperienze passate e colmando in qualche modo i gap di conoscenza, la pratica chiamata “induzione”. Il punto è che concentrandosi su quello che conosciamo non è concepibile fare previsioni realistiche, proprio perché sono le aspettative generate dalle esperienze pregresse che non ci danno modo di percepire l’improbabilità di un evento inaspettato. Il primo punto sul quale ci deve focalizzare deve essere dunque la consapevolezza che l’abitudine a pensare in un certo modo ci espone al rischio proprio perché ci impedisce di prevederlo. Nella teoria del Cigno Nero viene sintetizzato con la frase “Il cigno nero nasce dalla nostra incomprensione della probabilità delle sorprese”.
Capire come agire in mancanza di dati certi è la vera sfida al cigno nero: bisogna intercettare quali possono essere i punti deboli di una teoria o di una strategia, invece di voler a tutti i costi mostrare la bontà della stessa con esempi nei quali ha funzionato che però non provano che così funzionerà sempre. Paradossalmente, più aggiungiamo informazioni più cerchiamo conferme dell’egocentrismo della nostra teoria, più sbagliamo il punto di vista dal quale si parte, e quindi non riusciamo a dimostrarla davvero.
Il secondo punto da tenere a mente quindi, si basa su un cambio di prospettiva nei confronti delle conoscenze e dei modi di pensare diffusi; come dire che sopravvalutiamo ciò che pensiamo di sapere. I dati certi che abbiamo a disposizione non compongono l’intero scenario, tendiamo a muoverci per associazioni mentali e per logiche causa-effetto, quindi sempre nella stessa direzione.
Come individuare il rischio Cigno Nero?
Senza voler scendere troppo nel dettaglio tecnico, il concetto di una possibile analisi dello scenario al fine di individuare i rischi che rappresenta il manifestarsi di un cigno nero, viene spiegato secondo Taleb, da Mandelbrot nella “Teoria degli oggetti frattali”. In essa sostanzialmente, grazie al principio della “casualità frattale”, aggregando tutta una serie di dati di un ecosistema, e confrontandone le irregolarità delle dinamiche passate. In un processo strutturato e costante, si può ottenere un’ipotesi sulle stime delle dinamiche future. In altre parole trasformare il cigno nero in qualcosa di dominabile (o per lo meno concepibile) nello scenario di quello che potrebbe accadere.
La forza della “Teoria del cigno nero” risiede nell’assunto che in un mondo come quello dove viviamo, denominato “estremistrian” (cioè dominato dalla casualità degli eventi, che sono pochi ma con conseguenze estreme) non è possibile prevedere quando l’evento si verificherà.
È necessario dunque un cambio di mentalità per trasformare questa incertezza in ipotesi di previsione dei rischi correlati, poiché solo attraverso la loro identificazione è possibile intercettare le opportunità di eventi di natura più dominabile rispetto ai cigni neri, e far sì che non si trasformino in catastrofi.
Per le organizzazioni questo approccio si traduce nella necessità di monitoraggio dei propri processi aziendali mettendoli in relazione gli uni con gli altri, in maniera continuativa e sistematica nel tempo. Conoscere le proprie vulnerabilità significa muovere i primi passi verso un’azione proattiva di valutazione e mitigazioni dei rischi a beneficio delle organizzazione e di tutto il contesto interno ed esterno.
FONTI: “Il cigno nero” di Nassim Nicholas Taleb, editore il Saggiatore.
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