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Piano Calenda: niente iperammortamento per l’aria compressa

Autore: Benigno Melzi D’Eril de I Quaderni dell’Aria Compressa

Allegato “A” e Allegato “B”. Una norma. Un Disegno di Legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019”. Ma anche una visione proiettata con maggiore interesse verso alcuni settori/comparti economico-produttivi lasciandone altri nell’ombra.

Quando si scorrono le tipologie degli impianti presenti nell’Allegato “A” della legge, si comprende benissimo che si tratta di un elenco sostenuto da qualche comparto produttivo. E, tra una esposizione e l’altra, siamo arrivati al mese di luglio e ancora non sappiamo con certezza se certi investimenti rientrino o meno nel Piano Nazionale Industria 4.0 della Legge di Bilancio 2017.

Uno dei grandi settori ignorato dal “Piano Calenda” è proprio quello dell’aria compressa e degli impianti che la producono, non essendo questi neppure citati all’interno dell’Allegato “A”.

In buona sostanza, l’iperammortamento, previsto per promuovere la quarta trasformazione industriale in Italia, sembra aver ignorato l’esistenza e l’importanza dell’aria compressa come fonte di energia che consente di muovere tutto ciò che automazione, elettronica e informatica interconnesse ottengono per raggiungere quella efficienza che il Piano si propone.

La più autorevole risposta al nostro quesito è stata: “Salvo che non sia possibile ricondurre un compressore ad essere considerato come componente essenziale e specifico di un impianto ricadente nelle categorie di cui sopra, il compressore non può rientrare nelle categorie che possono fruire del beneficio fiscale”.

Eppure, molti aspetti che riguardano l’innovazione tecnologica e l’ambiente sono direttamente “interconnessi” e interessati agli impianti di produzione di aria compressa, quantomeno per il discorso consumi. Da quando si è preso atto del problema energetico, si è appreso che il 15% dei consumi d’energia in stabilimento è dovuto alla produzione dell’aria compressa. Le grandi aziende si sono rese conto di quanta aria compressa viene sprecata o male gestita, ma in Italia, quante sono le grandi aziende? E le altre si preoccupano di quanto appena detto? Quanti impiantisti e rivenditori sono in grado di suggerire il da farsi al cliente? La guerra sui costi porta non solo a svendere la tecnologia, ma anche a mettere a rischio impianti e persone, oltre a generare sprechi.

Quale la causa, quindi, di così scarsa considerazione nei confronti di quel componente del sistema produttivo rappresentato dall’impianto d’aria compressa che genera, tra l’altro, costi energetici così elevati? Il fatto che i produttori delle macchine per l’aria compressa non abbiano saputo far sentire la loro voce? O forse, a loro, l’iperammortamento per i propri clienti non interessa come argomento di vendita? Perché non esiste un qualcosa che li riunisca per far rappresentarli ogni volta che se ne presenti la necessità, come e non solo in questo caso? Nel nostro Paese sono tanti. Da sempre. L’Italia è stata la patria dei costruttori in questo settore. E non c’è solo la finanza. Il campo delle normative è in continua evoluzione. Esistono proprio tanti buoni motivi per stare insieme.

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