
Cogenerazione: significato, applicazioni e risparmio
Autore: Paolo Macchi

Paolo Macchi
La cogenerazione è il processo della produzione congiunta di energia elettrica e di calore, che viene utilizzato per il riscaldamento di edifici e/o per processi produttivi-industriali. Quando c’è anche il raffrescamento di ambienti o industriale, la produzione di freddo si definisce trigenerazione.
Si tratta di un processo che esiste da più di un secolo, anche se le sue applicazioni sono poco conosciute; paradossalmente sono più note nel vecchio continente piuttosto che nel resto del mondo. La cogenerazione è un comparto più ristretto dell’efficienza energetica in senso lato perché si connota con l’utilizzo di un combustibile – nella maggior parte dei casi gas metano oppure altri tipi di combustibili non fossili come gli oli vegetali o il biogas. Le tecnologie utilizzate sono le più disparate, ma sostanzialmente coincidono o in un motore a pistone come quello delle automobili, o in turbine industriali per taglie un po’ più elevate all’interno degli utilizzi. La cogenerazione trova applicazione da pochi kW di potenza elettrica installata (come nel caso dell’utilizzo domestico, che comincia ad essere pubblicizzato anche dai grandi operatori) fino all’utilizzo industriale vero e proprio con un classico unico punto di produzione, uno o più motori o più turbine che vanno al servizio dell’utenza industriale.
Perché scegliere la cogenerazione?
Il primo vantaggio è che ad auto-prodursi energia elettrica, calore o raffreddamento si risparmia per due motivi:
- perché produciamo a casa nostra l’energia elettrica e il calore, risparmiandoci tutti quei costi di distribuzione sulla rete elettrica e quindi anche i margini dei vari interlocutori che dovessero esserci;
- perché la tecnologia è più efficiente e moderna rispetto al kW che può venire da una centrale dislocata anche a centinaia di km di distanza.
L’ordine di grandezza del risparmio dipende da più fattori, in primis quanto il cliente utilizza la produzione cogenerativa. Si può comunque ipotizzare un risparmio che si aggira tra un 15% e un 30% del costo prima dell’installazione dell’unità cogenerativa.
Energy Service Company: chi sono e cosa fanno le ESCo
Oggigiorno un grosso appeal ce l’hanno le cosiddette Energy Service Company (ESCo), ovvero le società che, come delle banche, si fanno carico di sostenere l’investimento per conto del cliente assumendo su di sé il rischio dell’iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento. I risparmi economici ottenuti vengono condivisi fra le ESCo e il cliente con diverse tipologie di accordo commerciale: dopo tot anni di contratto – solitamente tra i 5 e i 10 anni – il cliente è libero, a discrezione delle due parti, di ripagare la ESCo tramite un contratto di utilizzo che può avere svariate forme, dall’euro/ora dell’utilizzo dell’impianto all’euro/kW prodotto dall’impianto con varie forme contrattuali. Per esempio, il combustibile primario che va nel motore, come il metano, può essere sia acquistato dal cliente – in questo caso si parla di una sorta di noleggio, perché è come se il cliente noleggiasse un’auto e si pagasse da solo la benzina più un tot di euro/km percorso – sia acquistato dalla stessa ESCo, che quindi rivende il kW/ora prodotto.
L’intervento delle ESCo ha dato un buon contributo alla diffusione di impianti di cogenerazione, soprattutto in questi anni in cui gli istituti di credito sono rimasti più nelle retrovie. Le ESCo sono state invece più “coraggiose” e hanno portato significativi risparmi. E anche in futuro, indipendentemente da quelli che saranno i tassi bancari, avere un interlocutore che non è una banca ma un vero e proprio partner tecnologico che condivide con il proprio cliente il risparmio, sarà un fattore importante. La ESCo infatti si mette in gioco al pari del cliente: più l’impianto produce più entrambi risparmiano. È inteso che una parte dell’utile se la tiene la ESCo semplicemente perché ci deve mettere le competenze, il rischio imprenditoriale, la progettazione, ecc. Non deve semplicemente produrre un impianto che una volta venduto “sparisce”, ma si impegna a rimanere accanto al cliente per tutta la vita dell’impianto. E si parla di durate che possono andare da 15 a 20 e più anni perché il motore viene continuamente manutenuto e reinvestito sulle varie parti che si consumano, garantendo così una continuità della produzione senza fermi per tutta la vita dell’impianto.
La cogenerazione in Italia
L’Italia si colloca in una fascia media nel mercato della cogenerazione. Non è un settore dove la tecnologia ha un impatto fondamentale. Siamo arrivati a un buon livello di maturazione da un punto di vista meccanico, perché i motori sono più che efficienti, ma anche dal punto di vista tecnologico: ormai abbiamo raggiunto un livello per cui da uno smartphone si può vedere il proprio motore in funzione, controllarne diversi parametri, e con una sala di controllo composta da un semplice PC e un applicativo si può gestire tutto a distanza, compreso l’avviamento e lo spegnimento dell’impianto.
In Italia la diffusione della cogenerazione è abbastanza importante. Si tratta ormai di una realtà piuttosto conosciuta nonostante non sia ancora stata adottata dai “grandi nomi”. La scelta di installare un cogeneratore quindi spesso dipende solo dalla propensione del cliente di essere innovativo. Ci sono realtà italiane molto note che per una scelta loro, forse di bilancio non sufficientemente ricco, non hanno ancora intrapreso questa strada.
Le taglie di potenza installabili in Italia sono ampie: si va dai pochi kW fino ai grossi impianti industriali con turbine – quelliche trovano maggiore applicazione in questo caso – di qualche MW. Si possono superare addirittura i 15-20 MW anche installando unità in parallelo.
I risparmi dipendono molto dalla dimensione dell’impianto. Un salumificio di dimensioni contenute può avere risparmio di qualche decina di migliaia di euro all’anno, un ospedale potrebbe arrivare a risparmiare anche 200mila euro all’anno rispetto al kW elettrico preso dalla rete. Si parla dunque di numeri importanti.
Cogenerazione: per chi
I settori principali in cui sarebbe consigliabile installare un impianto di cogenerazione sono quelli in cui c’è un buon consumo elettrico e di calore. Il calore infatti viene preso dal motore che, mentre viene prodotta energia elettrica, viene raffreddato per essere poi utilizzato nell’impianto industriale o per riscaldare gli ambienti lavorativi o la parte produttiva. Il primo settore di applicazione della cogenerazione è quello ospedaliero, in cui c’è una produzione di energia elettrica H24, subito dopo viene il settore alimentare che ha un buon impiego soprattutto per la parte termica, ma anche il tessile industriale, il chimico farmaceutico e il settore plastico.
Un ultimo fattore da tenere in considerazione nelle proprie valutazioni, se si sta pensando di installare un impianto di cogenerazione nella propria azienda, è quello dell’impatto ambientale. La produzione cogenerativa rispetto a quella classica permette di immette nell’atmosfera molta meno CO2. A parte l’aspetto etico, c’è anche il vantaggio di poter ottenere un discreto ritorno di immagine con il proprio pubblico se si ha la possibilità di indicare sui propri prodotti quanta CO2 in meno è stata immessa in atmosfera.
. La produzione cogenerativa rispetto a quella classica permette di immette nell’atmosfera molta meno CO2. A parte l’aspetto etico, c’è anche il vantaggio di poter ottenere un discreto ritorno di immagine con il proprio pubblico se si ha la possibilità di indicare sui propri prodotti quanta CO2 in meno è stata immessa in atmosfera.
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