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Bombe d’acqua su Verona
Autore: Vincenzo Greco Manuli

L’afa, l’umidità, il caldo soffocante. Poi, all’improvviso, un vento in grado di sradicare e spazzare via tutto quello che incontra, seguito da vere e proprie bombe d’acqua. Fiumi di fango e ghiaccio hanno sommerso le strade e i campi, e una tempesta di grandine, con chicchi di 6 cm di diametro, ha dato il colpo di grazia.

Il 23 agosto il Veneto, e in particolare la città di Verona, ha dovuto affrontare una grande sfida: resistere alla furia della natura.

Non tutti ce l’hanno fatta: la forte pressione dell’acqua ha sfondato diverse vetrine dei negozi, e i danni ai vigneti della Valpolicella ammontano a 6 milioni di euro (secondo una stima del Consorzio di tutela del Valpolicella, il danno si traduce in 20 milioni in valore per le bottiglie di vino). Sono oltre 450 gli interventi eseguiti dalle squadre dei vigili del fuoco a seguito dei danni provocati dal nubifragio.

Ma ciò che più preoccupa gli abitanti – e gli imprenditori – della zona, è che nubifragi e venti estremi, con raffiche oltre i 100 km/h, stanno diventando sempre pericolosamente frequenti in Veneto.

Oggi più che mai, preoccuparci della business continuity della nostra azienda non è semplicemente un atto preventivo, una scelta lungimirante e prudente, ma un dovere, un atto dovuto non solo a noi stessi e alla realtà che abbiamo creato, ma anche a tutti i nostri collaboratori e alle loro famiglie.

Le analisi dei principali assicuratori mondiali pongono ormai da alcuni anni i Rischi Climatici nelle primissime posizioni della classifica dei principali rischi per le attività imprenditoriali, eppure tutt’ora gli imprenditori che si rivolgono a me dopo un imprevisto che ha letteralmente messo in ginocchio la loro azienda, si auto-definiscono “sfortunati”.

Ma la verità è che imprenditori e manager, spesso soggetti alla cosiddetta “corsa del topo”, quindi troppo operativi e poco strategici, non si preoccupano quasi mai di stilare piani di emergenza per ogni ambito in cui potrebbero servire. E tutto a causa di una cattiva gestione del tempo e di una tendenza tutta italiana (anzi, italiota) di considerare il risk management un’attività porta-sfiga.

Occorre quindi lavorare in modo da considerare i rischi parte integrante dei propri processi di business, arrivando a chiedersi quasi in automatico per ogni operazione che si vuol condurre “Cosa succederebbe se….?”.

Per esempio, di fronte a questa evoluzione in negativo dei rischi atmosferici, forse è arrivato il momento di mettere in atto ogni possibile misura di prevenzione e protezione dei tuoi beni dai danni da eventi atmosferici, nonché un piano di continuità dell’attività aziendale. In questo articolo di approfondimento, scritto dal nostro esperto Piero Pampirio, puoi scoprire come farlo.

Ricorda: la tua azienda sarà al sicuro solo quando saprai rispondere con certezza alla domanda “Cosa succederebbe se…?”.

Danni da eventi atmosferici: tutto quello che devi sapere per tutelare la tua azienda

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